Il libro è costituito da 10 racconti, che sono altrettanto bozzetti della vita della borghesia milanese degli anni ʼ30.
Il tratto comune è una lieve ironia di una società soddisfatta di sè stessa, attenta ai soldi, ai buoni matrimoni, alle occasioni mondane, ma anche alla cultura tecnica, " allʼingegnere".
Le scene della vita lombarda sono, poi, lʼoccasione per Gadda per una esplosione di parole, modi di dire, neologismi, sovrapposizioni di forme dialettali a italianismi, che confonde il lettore, il quale perde, spesso, il senso del racconto ma anche il filo del discorso.
Sembra, quasi, che lo scrittore abbia lavorato in piena libertà con il linguaggio ed è, quindi, impossibile riferirsi ad una trama, a personaggi, ad episodi, ma la lettura si perde in una serie di impressioni, alcune felici, molte noiose e ripetitive.
In uno dei racconti più briosi ( " Quando il Girolamo ha smesso...) Gadda racconta le vicende di una onorata ditta che fallisce in quanto ha dato i soldi ad un finanziere creativo: " per levar di tasca, a certi bamboloni con la bocca aperta, lʼanima di quei quattro ruspi o ovverosia sudati risparmi che gli son costati una vita; per spennarli a modino, sti cocchi di mamma, senza gli abbino a strillar troppo forte, e arrivare a farli finalmente contenti dʼun bellʼuscio chiuso, sigillato in piena regola dallʼautorità giudiziaria, per raggiungere questa suprema meta del credito e dellʼattività creditizia, si può bene ingegnarsi adoperare una Croce, la Patria, poi, neanche a parlarne".
In un bozzetto felicissimo sulle abitudini della borghesia milanese ( " I ritagli di tempo"), lʼautore racconta il sonnellino durante la lettura del giornale: "bello è il vedere un ingegnere Caviggioni seduto, e quieto, una volta tanto, onninamente immemore del 263.890 e delle filettature normali (dei bulloni Withworth): seduto, dico, anzi nobilmente abbandonato sulla poltroncina del sabato, in attitudine pregustante, indi poco di poi assaporante".
In un altro racconto ( " un concerto di centoventi professori), viene tratteggiata con benevole sarcasmo lʼabitudine a frequentare il teatro, dove " la società musogonica della città industre, aja di laboriosi pupilli, dopo le molte buone opere, sʼaduna a purgare le sue indigestioncelle farisaiche, i suoi peccatuzzi stitici, col porger orecchio a quegli altri peccati, un pò più cipperimerli per fortuna, di Luigi Dallapiccola e di Igor Strawinski".
Perché non leggerlo ? Singoli frammenti sono anche deliziosi, ma per gustarli bisogna soffrire per 284 pagine.