Gradimento Medio-alto
ma non lo rileggerei

La Mennulara

scritto da Agnello Hornby Simonetta
  • Pubblicato nel 2002
  • Edito da Feltrinelli
  • 208 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 07 dicembre 2016

"Sappiamo poco e niente su di lei, e così è.
Il fatto è che era brava nel suo lavoro e le piaceva comandare, e da lì sono nati i problemi di tutti.
Ai padroni piace avere gli impiegati bravi, ma non piace essere comandati.
Se lʼavessero sentita, sarebbero ancora più ricchi assai, ma noi rimaniamo sempre poveri e offesi anche da morti".
Così sintetizza Don Paolino, già autista della famiglia Alfallipe, il destino di Maria Rosalia Inzerillo, detta la Mennulara, deceduta allʼetà di 55 anni.
Il romanzo si apre con la morte della donna e dipana lentamente il mistero di questa "criata" (serva): nata da una famiglia poverissima, fu costretta fin da bambina a lavorare alla raccolta delle mandorle (da qui il soprannome); presa al servizio in casa Alfallipe, divenne accorta amministratrice di un patrimonio in dissesto; assunse, infine, la direzione della famiglia, garantendone il sostentamento economico.
Così la descrive Orazio Alfallipe, ricordando il giorno in cui si innamorò perdutamente di lei.
"La vidi, sottile e minuta.
(...) Indossava una sottoveste chiara, bagnata dagli schizzi dʼacqua.
Le puntai addosso il binocolo, ammaliato dal ritmico movimento del corpo, dai seni piccoli e pizzuti e dalle giovani braccia armoniose.
Era bella.
(...) Mi osservava circospetta, ma senza timore.
Cosʼè ?, disse, indicando il binocolo.
(...) Insegnami come si guarda, disse.
(...) Mi cresceva in petto un senso di meraviglia che mi annientava..." La morte della Mennulara sconvolge la cittadina di Roccacolomba, in una Sicilia senza tempo: la gente commenta, spesso con giudizi fortemente critici, la vita della donna, spettegola sul funerale ed in particolare sul comportamento degli Alfallipe.
Questi sono convinti che la Mennulara tenesse nascosto una notevole disponibilità finanziaria; si aspettano una ricca eredità, ma non trovano disposizioni testamentarie in questo senso.
Sempre più indispettiti, non si attengono alle direttive della donna in merito al necrologio e al funerale.
Ma anche nella tomba, la donna continua a dirigere la famiglia, costringendola a fare come dice lei; in particolare, dà istruzioni precise per recuperare antiche ceramiche greche e farle valutare da un esperto.
Poiché questi manufatti erano stati acquistati da tombaroli, e pertanto non potevano essere messi in commercio, la Mennulara ne aveva fatto fare delle copie, ed erano queste oggetto della perizia, così da avere un attestato che certificasse la falsità delle ceramiche e quindi permettesse di portarle allʼestero, per essere vendute.
Nella loro avidità e dabbenaggine gli Alfallipe non immaginano un espediente così abile; il disprezzo per la Mennulara, una "criata", li porta a intravedere chi sa quale inganno.
Ma se gli aveva serviti per tutta la vita, salvando il loro patrimonio ? Era comunque una serva.
Quando leggono la perizia, pensano di essere stati beffati, sono sopraffatti dalla rabbia e dallʼodio per la donna,con furia distruggono le copie false ed anche gli originali autentici.
Dinanzi al paese sbalordito e divertito, si privano dellʼ eredità tanto attesa e dissipano gli ultimi rimasugli di onorabilità.
Con la devastazione delle ceramiche annientano pure "il muto testimone" della relazione tra Orazio e la Mennulara, e della loro comune passione per lʼarte e la storia.
Si devono rispettare i sentimenti di una "criata" in una Sicilia senza tempo ? No di certo.

La domanda è se la Mennulara sia una figura positiva, trainante del cambiamento sociale, o la sua storia sia, una volta ancora, la testimonianza di una sconfitta, lʼaccettazione di un destino inevitabile ed immutabile.
Ebbene, la Mennulara ha creduto di potersi elevare ("si era estraniata dalla gente sua pari") senza cambiare le gerarchie sociali; ha rinunziato a tutto, ha subìto una relazione nascosta con il padrone, ha sopportato il disprezzo degli Anfallipe, dei quali era il fondamentale sostegno, alla fine non è riuscita a preservare il suo lascito spirituale, la collezione di ceramiche, la testimonianza di unʼesistenza.
La Mennulara è una sconfitta.
Ma lo sono pure i tanti personaggi di Roccacolomba: spettegolano, talvolta sembrano ribellarsi, altre volte esprimono sagge e benevoli riflessioni, ma sempre si piegano al potere e allʼimmobilità sociale.
Questo è il senso profondo del romanzo, così come della figura della Mennulara: non cʼè futuro civile per la Sicilia.

Il romanzo é pressoché perfetto sino a pagina 152, fino alla scena della distruzione delle ceramiche.
Poi, non si sa bene per quale ragione, lʼautrice ha sentito il bisogno di svelare la vita della Mennulara, ricorrendo, tra lʼaltro, a lunghe spiegazioni e non alla trama e al sistema dei personaggi.
È stato inutile, dannoso per il ritmo complessivo della narrazione.
È stato un peccato, perché ha fatto perdere tensione al racconto.

Perché leggerlo ? È piacevole, interessante, "un divertimento maestoso" (Aldo Busi)

Altre recensioni che potrebbero interessarti

Decameron

Boccaccio Giovanni

Elias Portolu

Deledda Grazia