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ma non lo rileggerei

L'amore ucciso

scritto da Khouri Norma
  • Pubblicato nel 2003
  • Edito da Ed. Mondadori
  • 209 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 20 marzo 2014

Immaginate qualche cosa di simile al romanzo di Anna Premoli ( "Ti prego lasciati odiare"): una storia dʼamore, delicata, leggermente ironica, fatta di fitti dialoghi e di riflessioni giovanili.
Potrebbe essere una tenera favola, se non fosse che siamo in Giordania, per la maggior parte delle donne "unʼopprimente prigione, la cui atmosfera è resa ancora più tesa dal rischio di morire per mano dei propri congiunti.
La Giordania è la mia casa.
Amo la sua aspra bellezza, la sua storia travolgente.
Ma, forse, non potrò farvi mai più ritorno".
Non ci può essere lieto fine in una storia dʼamore impossibile, in una società nella quale "alla donna che infrange una qualsiasi delle norme che è tenuta a rispettare non è concesso il lusso del perdono".
Noi lettori intravediamo sin dallʼinizio la drammatica conclusione del romanzo.
Ciò ci crea unʼansietà crescente, che ci impedisce di perderci e di assaporare fino in fondo la bella amicizia tra Norma e Delia.
Pur appartenendo a religioni differenti, sono cresciute insieme con gli stessi sogni di libertà e di emancipazione da una millenaria condizione femminile.
"I nostri genitori insinuavano nella vita di tutti i giorni lʼidea che gli uomini fossero superiori alle donne.
Non eravamo ridotte in schiavitù con frusta e catene, ma piuttosto persuase da parole e insegnamenti vecchi di secoli a metterci in quella condizione di nostra spontanea volontà".
Se le loro madri credevano "nello stile di vita arabo", Norma e Dalia si uniformano agli opprimenti costumi della tradizione per paura.
Ma " la paura può essere superata ....
per questo, prima o poi, le cose dovranno cambiare".
Per costruirsi un proprio spazio di libertà, le due ragazze si inventano unʼattività economica, quella di parrucchiera, un lavoro tipicamente femminile, che non minaccia la tradizione, una sorta di attesa del matrimonio combinato, al quale sono inesorabilmente destinate.
Una volta lasciate nel negozio dal fratello "di turno", al quale è stato affidato il compito di sorvegliarle, Norma e Delia si sentono libere, di parlare, di scambiarsi confidenze, di leggere riviste femminili, di sognare.
Questo rifugio in un "insidioso mare di norme religiose" viene stravolto dallʼarrivo di un giovane, che le costringe "a comportar(si) come non avremmo dovuto".
Dʼaltra parte, "dovevamo affidarci al sotterfugio e al raggiro per ottenere ciò che volevamo, e lasciare che un salone di bellezza di periferia, teatro di pettegolezzi, definisse i confini delle nostre vite, confini che avrebbero potuto essere ben più estesi ? Potevamo rischiare la pelle per una storia dʼamore ?".
Le due ragazze non hanno dubbi, pur sapendo che Delia, di fede mussulmana, non potrà mai sposare il giovane, perché questʼultimo è cattolico.
Le regole della società giordana impediscono i matrimoni tra persone di diversa religione.
Sanno i rischi che corrono.
Frequentando un giovane senza il permesso del padre, la ragazza disonora la famiglia ed è permesso ai congiunti punirla con la morte.
Non siamo, tuttavia, dinanzi allʼennesimo racconto di innamorati, ai quali è proibito di amarsi.
Norma e Delia rifiutano il loro inesorabile destino.
"Sebbene il tutto si fosse limitato a qualche dolce e a un caffè, il gusto di quella normale libertà era troppo delizioso per potervi rinunciare.
Ci eravamo spostate di pochi chilometri, ma eravamo entrate in un altro mondo".
Man mano che ci si avvicina al tragico epilogo, lʼassassinio di Delia da parte del padre, cambia lo stile narrativo, dapprima in modo impercettibile.
I sempre più imprudenti incontri tra Delia e il giovane sono narrati ancora con apparente leggerenza, che non vela tuttavia la paura e lʼangoscia delle due ragazze.
Poi improvvisamente il racconto diviene denso e drammatico.
Con la morte dellʼamica, Norma é adulta di colpo.
Capisce che i suoi legami con la Giordania e con le sue tradizioni sono morti con Delia.
Tuttavia, nel momento in cui fugge dal suo paese, coglie, come non le era mai accaduto, il profondo dolore della madre, la barriera "che aveva retto per proteggere la propria anima dalla durezza della vita ...
i brandelli che ancora sopravvivevano di quella persona, unica e indipendente".
Non lasciarsi intrappolare dalla pena per sua madre, pur sentendosi come non mai a lei vicina, rende Norma libera come persona, prima ancora che come donna.

Il romanzo può essere letto da tanti punti di vista: una fotografia sociologica ed antropologica della Giordania, paese che sotto una patina di modernità nasconde una crudele ed imperante tradizione tribale; una denuncia appassionata della diffusa accettazione del delitto dʼonore e più in generale della condizione femminile nei paesi arabi; la narrazione di una dolce amicizia, di un legame spezzato; un romanzo di formazione, un doloroso sentiero verso lʼetà adulta.
Quando Norma ascolta il saggio suggerimento della madre, ossia di chiedere scusa al padre di Delia, che eppure aveva ucciso lʼamica, la ragazza accetta cinicamente la menzogna, riconosce come solo con il sotterfugio e lʼinganno la donna possa sopravvivere.
Rischia, come successe a sua madre, di illudersi, di " intravedere fantasmi di occasioni perdute nel suo cuore", o si apre ad una nuova vita, realmente libera ed autonoma ? È sufficiente fuggire dalla Giordania per essere riconosciuta come persona ?

Perché leggerlo ? Un romanzo prima ironico e leggero, poi, nelle ultime pagine, intenso e drammatico.
Un libro che fa riflettere sulla condizione femminile.

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