Gradimento Medio
e non lo rileggerei

La sonata a Kreutzer

scritto da Tolstoj Lev
  • Pubblicato nel 1890
  • Edito da La Repubblica
  • 125 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 27 ottobre 2014

Durante un lungo viaggio in treno i passeggeri cominciano una discussione sullʼistituto del matrimonio.
Ci può essere affinità spirituale nella vita coniugale o essa non è che "un inferno orripilante, per via del quale si finisce alcolizzati, ci si spara o si ammazza"? La conversazione si interrompe bruscamente quando un viaggiatore dichiara di essere "quello che, guarda un poʼ, ha ucciso la moglie".
Ed inizia a narrare la sua storia.
Come la maggior parte degli uomini ha condotto per molti anni una vita licenziosa, frequentando bordelli e disprezzando le donne, delle quali cercava solo il piacere sessuale.
Poi, come tutte le persone della sua classe sociale, si è ammogliato, perché così si deve fare.
Già nella luna di miele, "lʼinnamoramento si era esaurito con la soddisfazione dei sensi, e ci ritrovavamo lʼuno di fronte allʼaltra nellʼeffettiva natura dei nostri rapporti, che erano quelli di due egoisti, assolutamente estranei lʼuno allʼaltra, che non desideravamo nulla più che trarre dallʼaltro quanto più piacere possibile".
Per molte pagine la storia è lʼoccasione per parlare del matrimonio e più in generale delle relazioni tra uomo e donna: riflessioni sulle quali ritornerà più chiaramente Tolstoj nella postfazione.
Dobbiamo vivere una vita autentica, dice il grande scrittore russo, al servizio di un ideale superiore: lʼamore per Dio e per il prossimo.
Su questa strada il matrimonio, mera ottemperanza a regole esteriori, è un elemento di disturbo, perché "si finisce per dedicare il periodo migliore della propria esistenza, rispettivamente gli uomini ad adocchiare, ricercare e possedere i migliori oggetti dʼamore, sotto forma di relazioni amorose e matrimonio, e le donne e le ragazze ad attirare e coinvolgere gli uomini in una relazione o nel matrimonio".
E a chi gli ribatte che il matrimonio legittima i rapporti sessuali senza i quali non ci sarebbe la procreazione e quindi si estinguerebbe la specie umana, Tolstoj risponde in modo drastico: "un cristiano sarebbe consapevole di non commettere peccato o di non cadere, sposandosi, solo nel caso che il necessario per lʼesistenza di tutti i bambini del mondo fosse garantito".
Ma allora il racconto è un saggio morale ? In gran parte sì e così lo hanno interpretato i contemporanei.
Ad un certo punto, però, cʼè una svolta inattesa.
Il protagonista, lʼassassino narratore, assiste al concerto della moglie, che suona, insieme con il suo amante, un pezzo di Beethoven, il primo presto della Sonata a Kreutzer.
Molti autori hanno scritto della musica, il più delle volte accostando lʼascolto ad un elevazione dellʼanimo umano.
Tolstoj ci stupisce ancora una volta.
"Dicono che per effetto della musica lʼanima si elevi: sciocchezze, non è vero ! (...) La musica mi costringe a dimenticarmi di me stesso, del mio reale stato dʼanimo, mi trasferisce in una situazione diversa, estranea; sotto lʼeffetto della musica mi sembra di sentire quello che in realtà non sento, di capire quello che non capisco, di potere quello che non posso.
(...) Su di me, quanto meno, questo pezzo ha avuto un effetto tremendo; mi sono rivelati dei sentimenti che mi parevano del tutto nuovi, nuove possibilità che prima di allora non conoscevo.
Non come avevo fino allora pensato e vissuto, ma come se una nuova voce parlasse nella mia anima".
E si solleva nella coscienza del protagonista una forza irrefrenabile, che il lettore ha già incontrato nelle ultime pagine di Anna Karenina, immediatamente prima del suicidio: "un qualche demone, certo estraneo alla mia volontà, escogitava e suggeriva le ipotesi più raccapriccianti".
Da questo momento in poi il racconto, prima lento e un poʼ noioso, diviene incalzante e travolgente, sino ad una scena drammatica.
Tornato dʼimprovviso a casa, sorprende la moglie e il presunto amante nel salotto; prima aggredisce lʼuomo, il quale fugge, peraltro non inseguito ("era ridicolo correre in calzini" anche durante un omicidio prevale la decenza borghese !); poi si scaglia sulla moglie, pugnalandola a morte.
Ha pure lʼimpudenza di chiederle perdono.
"Perdonarti ? Sono sciocchezze.
Se solo potessi non morire !" risponde la donna.

Il racconto si gioca tutto nelle ultime quaranta pagine, sia dal punto di vista letterario che per quanto riguarda i contenuti.
La narrazione dellʼomicidio, come atto finale di un lucido e folle odio, è di una forza espressiva incredibile: pur prevedendo lʼinevitabile conclusione, il lettore spera fino allʼultimo che succeda qualche cosa (un ravvedimento della coscienza, lʼintervento di qualcuno), poi si arrende dinanzi ad una frase terribile nella sua fredda constatazione.
"Ho sentito e ricordo lʼostacolo momentaneo che frapponeva il corsetto, e sotto ancora qualcosʼaltro, poi il coltello che affondava nel morbido".
La riprovazione di Tolstoj per lʼuomo è chiara e netta: la vittima è la donna, il colpevole è il marito, il quale è ben cosciente di ciò che sta facendo.
I giudici decideranno diversamente e giustificheranno lʼomicida per il presunto adulterio.
Non lo proscioglierà la coscienza e il racconto si chiude con una disperata richiesta di perdono.

Perché leggerlo ? Se si superano le prime ottanta pagine, si può leggere una storia di femminicidio, narrata da un grande scrittore.

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