Gradimento Medio-basso
e non lo rileggerei

Chi dice e chi tace

scritto da Valerio Chiara
  • Pubblicato nel 2020
  • Edito da Sellerio
  • 271 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 01 gennaio 2025

Il romanzo è ambientato a Scauri, un paese in provincia di Latina, dove è nata e cresciuta l'autrice. << Sul lungomare i lidi splendevano nella luce dorata del tramonto. (...) Coppie di fidanzatini passeggiavano allacciati, due donne, entrambe con una tuta di ciniglia, camminavano svelte...(...) Gli intonaci della case cercavano di resistere alla salsedine, dalla Bussola arrivava una musica ballabile e gli uomini fumavano e bevevano birra tenendosi la pancia. (...) Alle pareti del dopolavoro ferroviario erano affisse una foto sbiadita di Gramsci, un'immagine ricostruita di Berlinguer, la prima pagina del primo numero dell'Unità...>>. In questa insignificante e sonnolente località della costa laziale prende dimora Vittoria, che vive in una villa con una giovane donna. <<Occhi non chiari ma pieni di luce, portava un cappello di paglia che aveva visto giorni migliori, pantaloni morbidi, un maglione bianco a trecce, (...) Vittoria sembrava uscita dalle pagine di Oggi. (...) Sembrava una principessa araba in una tenuta di campagna toscana>>. Chi era Vittoria? A questa domanda cerca di rispondere Lia quando il corpo senza vita della donna è trovato nella vasca di bagno della casa. In un ambiente  indifferente e pettegolo, Lia pare l'unica a interessarsi delle cause della morte (suicidio o omicidio?) e soprattutto di chi fosse realmente Vittoria, perché aveva abbandonato Roma e perché conviveva con una ragazza, che non poteva certo essere sua figlia.  E Lia scopre che Vittoria è come <<il greco, aveva lasciato poche tracce e per raggiungere il significato, ammesso ce ne fosse uno, bisognava procedere ricombinando gli elementi, consci che sarebbe sempre rimasto un margine per l'interpretazione o, nel peggiore dei casi, che nessuna delle combinazioni avrebbe avuto senso>>. E' chiaro che Chiara Valerio ha molto amato e sofferto il greco antico!. Sotto l'apparenza di un racconto Noir, Lia s' inoltra nel labirinto di quel mistero che alberga in tutti noi, indecifrabile ma cui cerchiamo di dare ordine. A questo conflitto interiore che anima la letteratura, come diceva Ungaretti, l'autrice cerca di dare una soluzione con un approccio troppo razionale, facendolo diventare un rompicapo filosofico o matematico che cela la paura di allontanarsi dai definiti e rassicuranti valori prevalenti. E se Lia fosse stata attratta sentimentalmente da Vittoria? Su un lungomare che non è quello di Scauri, forse sulle rive del Nilo o in un' oasi del deserto, <<vedevo Vittoria. (...) Mi avvicinavo e le chiedevo. Perché? Vittoria sorrideva, (...) mi prendeva il viso tra le mani, mi baciava. Io chiudevo anche gli occhi. Nel sogno ero felice. Ancora un rumore, una voce, due voci. Staccavo le labbra da quelle di Vittoria e mi guardavo intorno. Le mie figlie correvano verso di me...>>.

Per me è stato un romanzo sofferto, abbandonato e poi ripreso per voler arrivare comunque alla fine e scoprire l'enigma e il mito di Vittoria. I due aspetti si sovrappongono: da un lato svelare cosa c'è dietro a questa donna della buona borghesia romana, dall'altro capire perché nella piccola e provinciale Scauri Vittoria si sia trasformata in un riferimento immaginario e vagheggiato. Sarebbero già stati due temi complessi da portare avanti insieme, oscillando tra noir e romanzo sociale; Valerio ha voluto anche indagare il vissuto di Lia, senza però svelarne fino in fondo la psicologia, le frustrazioni e i desideri di trasgressione. Tutto è rimasto in superficie.

La scrittura accentua la fatica del lettore: le frasi scarne e apodittiche, l'uso ripetuto del punto per chiudere periodi senza verbo, il frequente cambio di soggetto narratore, io, lei e tu, le numerose digressioni, l'affollamento dei personaggi, i mutamenti di direzione nello sviluppo del racconto, sono caratteristiche stilistiche che accrescono la frammentazione della narrazione e rompono il fluire del discorso. Chiara Valerio ha uno stile spigoloso e saggistico, mentre le parti migliori sono proprio quelle in cui traspaiono elementi onirici e una soffusa nostalgia della sua Scauri.

Perché leggerlo? Interessante la figura di Lia ma è un romanzo faticoso.

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