Tra i migliori che ho letto!
e lo rileggerei volentieri

Oltre Babilonia

scritto da Scego Igiaba
  • Pubblicato nel 2008
  • Edito da Donzelli
  • 456 pagine
  • Letto in Italiano
  • Finito di leggere il 20 febbraio 2010

Il romanzo è una matassa di narrazioni, in tempi ed ambienti diversi, ma riconducibili a due storie familiari.
Mar è figlia di Miranda, una donna argentina, e di un padre somalo che non ha mai conosciuto.
Zuhra è somala, figlia di Maryam e anchʼessa di un padre sconosciuto.
Sono cresciute e vivono a Roma e sono italiane, ma entrambe non sanno quale sia la loro lingua madre e si sentono in qualche modo in bilico tra due identità.
Così dice Zuhra " mamma mi parla nella sua lingua madre.
Un somalo nobile dove ogni vocale ha un senso.
Nella bocca di mamma il somalo diventa miele.
In somalo ho trovato il conforto del suo utero, in somalo ho sentito le uniche ninnananne che mi ha cantato,in somalo certo ho fatto i primi miei sogni.
Ma poi, ogni volta, in ogni discorso, parola, sospiro, fa capolino lʼaltra madre.
Lʼitaliano aceto dei mercati rionali, lʼitaliano dolce degli speaker radiofonici, lʼitaliano serio delle lectiones magistrales.
Lʼitaliano che scrivo".
Il tema dellʼidentità, e quindi della lingua, non è tuttavia lʼoggetto dominante del romanzo.
Il libro si sviluppa intorno al tema della sofferenza e della riscoperta di sé stessi.
Mar è una ragazza che ha perso la sua amante, suicida, e il suo bambino.
Essa vive un rapporto difficile con la madre, assente e lontana, perché sempre chiusa nel suo dolore: è stata la compagna di uno dei carnefici, di quelli che hanno torturato e assassinato tanti argentini, forse anche il fratello della donna.
Zuhra, a sua volta, è stata violentata da bambina, perchè abbandonata dalla mamma, che ha cercato per anni di trovare nellʼalcol un rifugio alla distruzione sociale ed umana della Somalia.
Sulle due ragazze incombono, quindi, il dramma delle proprie madri.
Ed è solo tramite il racconto delle terribili vicende che hanno dovuto sopportare Miranda e Maryan, che è possibile riprendere il filo dei rapporti tra le madri e le proprie figlie e permettere a questʼultime di trovare un proprio equilibrio.
Era necessario, tuttavia, un luogo fisico, un punto di incontro; ed esso è costituito da Tunisi, dalla scuola di arabo, dove gente proveniente da tanti mondi diversi si ritrova per studiare una lingua, che unisce così tanti popoli: un nuovo esperanto ? Sarà la lingua a portarci oltre babilonia ?

Si tratta di un libro complesso.
Sotto il profilo stilistico lʼartificio letterario delle storie parallele richiede una lettura attenta in quanto non sempre si riesce a riprendere il filo narrativo.
Il rischio di una frammentazione del racconto è, tuttavia, compensato dalla possibilità per lʼautore di usare stili letterari diversi: da quello tipico dei giovani romani ad uno disteso ed evocativo, più congeniale a storie degli anni ʼ 60 e degli anniʼ70.
Lo stile rende evidente il salto generazionale tra le figlie e le madri così tra queste e le proprie famiglie di origine.
Molti sono, invece, i temi trattati dal libro: la fatica e la ricchezza di avere più identità, la forza delle lingue come strumento di crescita e di coesione sociale, il racconto come liberazione, la sofferenza esistenziale e in particolare quella delle donne, la disperazione dei popoli.
Il centro di gravità del libro è, comunque, la donna, che deve vivere in un mondo di violenza e di soprusi: le donne operose, spesso solidali, ma molto sovente vittime e strumenti del potere maschile.

Perché leggerlo ? La scrittura è molto efficace, ricca di suggestioni, i personaggi affascinano, gli ambienti, in particolare quelli somali, creano forti emozioni, e soprattutto elementi di riflessione per noi italiani: una serie di bellissimi frammenti.

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